Articolo pasqua 2
Se ti è capitato di sentire qualcosa di diverso nell’aria dopo un temporale non è solo un’impressione: quel profumo ha addirittura un nome.
Quando arriva la primavera si iniziano ad avere giornate con temperature miti che invitano a uscire, ma al tempo stesso è la stagione dove sono più frequenti i temporali. Scrosci di pioggia battente e intensa che durano pochi minuti e che abbassano di colpo la temperatura esterna di diversi gradi. Ma oltre alla frescura dietro di sé lasciano qualcosa di meno evidente.
Finché piove fitto è difficile percepire qualcosa che non sia il suono che fa e come si accumuli per terra. Ma quando si esce di casa finita la pioggia c’è chi si ritrova ad annusare l’aria e a far caso a come sembri avere un odore diverso. Un aroma unico, e che se si fa attenzione si sente già dopo le prime gocce che cadono a terra.
Chi non ci avesse ancora fatto caso farebbe bene a concentrarsi perché si tratta quasi di un profumo, che trasmette freschezza e rilassa. Ma se può sembrare difficile descriverlo la verità è che non serve inventarsi una parola. Anzi, esiste già un termine specifico per indicarlo anche se in pochi lo usano.
La prima volta che qualcuno si interessò di questo fenomeno fu circa cinquant’anni fa, quando uscì un articolo dedicato sulla rivista Nature. Si trattava di una ricerca svolta da due chimici australiani che ipotizzavano che il profumo della pioggia fosse legato a una sostanza contenuta nel terreno. Nel loro esperimento utilizzarono un blocco di argilla essiccato, da cui ricavarono degli olii.
Uno di questi estratti aveva lo stesso odore che si avverte nell’aria dopo un temporale. Il fenomeno che lo diffonde nell’aria però richiede la sua interazione con la geosmina, un composto prodotto dai batteri presenti nel suolo. Quindi il profumo che sentiamo è una combinazione di queste due fragranze, accentuata dall’ozono presente nell’atmosfera.
Arriviamo però al nome di questo aroma, coniato sempre dai due ricercatori australiani. Nell’articolo lo si definiva “Petricore”, unendo due parole di origine greca e che letteralmente significa “linfa della pietra”. Volendogli poi dare un’aura più poetica alcuni lo hanno voluta tradurre come “sangue degli dei”, che però non dice molto sulla sua origine.
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