Liguria, Sardegna e Tunisia, diverse ma unite grazie a lui: sicuramente lo conoscerai anche tu

Cosa accomuna Sardegna, Liguria e Tunisia? Un elemento culinario ben preciso di cui avrai già sentito parlare.

Tre località splendide seppur differenti tra loro. Meta di vacanze vip l’isola, ma anche Liguria e Tunisia, a loro modo, non scherzano. Orizzonti marittimi, bellezze naturalistiche e archeologiche, ottimo cibo – sapori diversi, soprattutto il Paese del Nord Africa ma, proprio per questo, maggiore è la curiosità.

Liguria, Sardegna e Tunisia
Liguria, Sardegna e Tunisia, diverse ma unite grazie a lui: sicuramente lo conoscerai anche tu – chieseromanichesardegna.it

Si passa dalla Focaccia di Recco, al Porceddu, infine Chakchouka, quest’ultimo piatto una ‘miscela’ di verdura (peperoni, solitamente, oppure melanzane o ancora pomodori), salsa di pomodoro, cipolla, uova, spezie e prezzemolo. Almeno una volta nella vita doveroso provare, anche per aprirsi ad altri gusti.

Nonostante gli eventuali contrasti, un elemento in comune. Buonissimo, profumato e versatile, condito a piacere. Talvolta con la carne od ortaggi, adatto sia per l’estate che l’inverno, in base alle ricette da preparare. Sarà capitato di assaggiarlo, durante i propri viaggi, magari a casa essendo reperibile in commercio.

Liguria, Sardegna e Tunisia: la bontà non ha confini

Non solo una ricetta né un Paese di appartenenza. Le antiche radici si mescolano con le tradizioni attuali trasformandosi in qualcosa di unico. Storie e segreti gli ruotano attorno, alimentando l’interesse. Un filo rosso che lega questi magnifici luoghi, trovandosi a tavola dinanzi al piatto dell’unione, da Nord a Sud.

Cous Cous
Liguria, Sardegna e Tunisia: la bontà non ha confini – chieseromanichesardegna.it

Il cous cous tocca Tabarka, Genova, Carloforte e Calasetta. Queste due ultime località della Sardegna furono fondate nel ‘700 da immigrati genovesi provenienti dalla città straniera. Ormai trapiantati, questo popolo di contadini e pescatori ha portato le consuetudini culinarie, proprie e acquisite.

I sardi sono riusciti a trarne una prelibatezza e, tuttora, resta un piatto identitario dell’isola. Si pensi al cascà carlofortino, per esempio. Un primo piatto colorato, arricchito con le verdure di stagione: in inverno cavoli e verdure in foglia, durante la primavera fave e piselli, in estate melanzane e peperoni.

Non mancano le varianti poiché alcuni aggiungono carne o ceci. Poco distante, a Calasetta, il cascà (o pilau) è con pesce e crostacei – in ogni caso si segue ciò che il pescivendolo può offrire sul momento. Generalmente il cascà prevede l’impiego della farina di semola in una grande ciotola di terracotta (o un piano di lavoro).

Ora versare a pioggia dell’acqua tiepida, infine con movimento rotatorio della mano formare le palline. Prima della sua cottura, viene lasciato riposare. Un piatto ‘povero’ e senza sprechi, celebrato ogni anno nelle sagre gastronomiche o, per meglio dire, al Festival Internazionale del Cascà.

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