In occasione della Pasqua in Sardegna non manca mai un dolce che ha l’aspetto tipico di un bignè, ma non lo è, pur essendo altrettanto gustoso.
Le feste possono essere un’occasione per stare in compagnia con le persone care, ma anche per provare qualcosa di diverso a tavola. In genere in questi momenti si ha più tempo a disposizione, per questo si può approfittarne per mettersi ai fornelli e realizzare qualcosa di più elaborato, da preparare anche con l’aiuto dei familiari.

La Pasqua è in modo particolare un’occasione per chi vive in Sardegna o ama questa terra per provare qualcosa di davvero appetitoso che non può mancare praticamente mai e che in tanti vogliono subito assaggiare perché ha la forma tipica di un bigné.
In realtà, si tratta di ben altro, ma certamente come il celebre pasticcino non lascerà minimamente delusi nemmeno se lo si assaggia la prima volta. Si tratta di qualcosa che è tipico del Sud dell’isola, ma che può piacere un po’ ovunque, ecco come prepararli per chi desidera mettersi all’opera.
Il dolce tipico della Pasqua in Sardegna: come si chiama e come prepararlo
Ma quale sarebbe questo dolce che non può mancare mai in occasione della Pasqua in Sardegna e che ha un aspetto tipico, almeno a livello estetico, di un bignè? Si tratta della pardulas, chiamate anche formaggelle o pardule, che si caratterizzano per le loro piccole dimensioni, con una pasta che comprende semola, strutto e acqua, con un ripieno di ricotta, e da cuocere in forno, cosa che le rende ancora più leggere.
Se si vuole che la loro forma sia quella caratteristica servirebbe un contenitore con l’orlo pizzicato, che è facile trovare un po’ ovunque. Tra i sardi che le amavano c’era anche Grazia Deledda, che e amavaa definire come “schiacciate di pasta dentellata”.

Chi vuole seguire la ricetta secondo come era in origine dovrebbe avere con sé una sfoglia di pasta violada, insieme a semola e strutto, con una proporzione di 10:1 (se si ha un chilo di semola, ad esempio, servirà un etto di strutto), che dovranno poi essere mischiati con acqua salata tiepida.
La farcitura prevede ricotta, ma va bene anche un altro tipo di formaggio fresco, zucchero, semolino, buccia di arancia o limone, uova e zafferano (meglio se quello sardo) in polvere. Una volta posizionati i cerchi di pasta negli appositi contenitori, si dovrà mettere il ripieno sotto forma di pallina, cercando di formare delle piccole pieghe con le mani.
In Sardegna si desidera che le dentellature siano sempre in numero dispari, anche se non c’è una reale motivazione che ha portato a questo. In forno dovranno restare fino a che la pasta diventerà dorata, in genere per circa 20-30 minuti a 160 gradi.
Esiste anche la possibilità di creare una versione salata, le casadinas salinas, inserendo all’interno formaggio, prezzemolo, uova e sale, oltre ad altri ingredienti che possono variare a seconda delle proprie preferenze personali. In entrambi i casi i sapori non mancano, difficilmente qualcuno potrà restare deluso.